Omega Speedmaster, primo e unico orologio sulla luna

Questo probabilmente per molti non sarà una sorpresa, ma … c’è un nuovo Speedmaster Moonwatch Professional di produzione regolare!
Per quanto possiamo dire questa è una grande novità, semplicemente perché stiamo parlando di uno degli orologi più iconici e rispettati mai prodotti, ossia un modello in produzione continua dal 1957. Chiaramente, Omega non era autorizzato per pasticciare con questo orologio e tutto ciò che doveva essere cambiato, rimosso, ridisegnato o aggiornato andava attentamente valutato. Perché tutto ciò? La risposta è molto semplice. Ogni singolo elemento dell’ Omega Speedmaster Professional Master Chronometer è nuovo, ma per fortuna resta ancora l’iconico, primo e unico orologio meccanico andato sulla luna.
L’arte orologiaia dell’Omega Speedmaster
Prima di guardare al nuovo Speedmaster Moonwatch Professional Master Chronometer, è importante rinfrescare la nostra memoria; infatti, il nuovo riferimento sembra a prima vista quasi identico al primo e unico orologio sulla luna, ma delle differenze seppur minime ci sono ed è doveroso citarle. Premesso ciò, va detto che nonostante sia nato nel 1957 con la referenza CK2915, l’Omega Speedmaster come lo conosciamo oggi ossia il cosiddetto Professional, è arrivato sul mercato nel 1964 con la referenza ST 105.012. La menzione Professional tra l’altro compare insieme all’implementazione della nuova cassa asimmetrica, con anse attorcigliate a lira e protezione per corona e pulsanti con un diametro che per coincidenza è cresciuto da 39,7 mm a 42 mm, anche se con un’ansa leggermente più piccola. Questa forma rimane praticamente invariata dal 1964 ed è quella che troviamo ancora nello Speedmaster Moonwatch Professional pre-2021. Ad ulteriore dimostrazione che lo Speedmaster prima edizione sia ancora un’icona della casa Svizzera, basta considerare anche il modello con la referenza 3570.50 e che fa parte della collezione 1996 quando cioè Omega lanciò il calibro 1861, ossia un’evoluzione dell’861 apparso nel 1968. Fatta eccezione per il passaggio da trizio a Super-LumiNova, un nuovo scatola di presentazione e piccoli aggiornamenti sul braccialetto, nulla è cambiato in oltre 20 anni di produzione.
La nascita di un’icona dell’arte orologiaia
La storia dello Speedmaster risale al 1957 quando fu introdotto come cronografo sportivo e da corsa, mentre il nome è stato scelto per la sua lunetta con scala tachimetrica e seguendo la convenzione Omega usata per altri modelli come ad esempio gli altrettanto celebri Seamaster e Railmaster. Premesso ciò, va altresì aggiunto che questo primo modello di Omega Speedmaster riferimento CK 2915 noto anche come Broad Arrow, è stato progettato dallo svizzero Claude Baillod e presentava già alcuni dei tratti distintivi del modello: la disposizione del cronografo a tre registri, gli indici ad alto contrasto e il cristallo bombato in plexiglas. Il quadrante invece era un perfetto esempio di equilibrio e proporzioni. Il modello aveva inoltre delle anse dritte grandi lancette a freccia e la lunetta era in acciaio con stampa nera incisa. Il diametro della cassa infine era di 39 mm.
Il movimento base dell’Omega Speedmaster
Il movimento scelto dai tecnici orologiai della casa Omega con sede centrale a Bienne in Svizzera era il Calibro 321 che fu introdotto nel 1942 come progetto congiunto tra l’Omega e la Lemania, una delle sussidiarie di Omega all’epoca che lo fornì come ebauche (Lemania cal. 2310). Il calibro 321 è riconosciuto come uno dei migliori esempi di cronografo con frizione laterale e ruota a colonne ed è stato utilizzato come movimento di base persino da Breguet, Patek Philippe e Vacheron Constantin in una varietà di cronografi. Nel 1946 il movimento fu tuttavia ulteriormente potenziato aggiungendo protezione ai campi magnetici e agli urti, cosa che in seguito si rivelerà molto importante per superare i test della NASA in previsione di quello che sarebbe poi diventato il primo e unico orologio sulla luna.
Gli anni delle prime missioni spaziali con equipaggio
Il programma spaziale Mercury di volo da solista era quasi completato (l’astronauta Wally Schirra aveva indossato il suo Speedmaster ref. CK 2998 sul suo volo Mercury il 3 ottobre 1962) e la NASA si stava preparando per le missioni Gemini (due uomini) e Apollo (tre uomini). A tale proposito, ci si aspettava che gli astronauti in queste missioni si muovessero nello spazio fuori dalla nave, quindi avevano bisogno di un orologio da polso in grado di resistere alle difficili condizioni dello spazio. A partire dal 1962 circa, la NASA acquistò anonimamente una serie di cronografi di diverse marche, con il compito di trovare il miglior orologio disponibile per i loro astronauti da indossare nello spazio. Nel 1964, gli orologi che soddisfacevano tutti i prerequisiti furono ufficialmente acquistati dalla NASA e sottoposti a una serie di test e processi di preselezione chiamati Qualification Test Procedures. Solo tre su sei esemplari di cronografi superarono con successo questa ardua fase di preselezione. I finalisti furono poi quindi sottoposti a ben 11 diversi test che tra l’altro sono stati definiti i più rigorosi nella storia, e che alla fine come risultato dichiararono vincitore proprio l’Omega Speedmaster. Per fare alcuni esempi, quest’ultimo e gli altri due finalisti furono esposti ad un’alta temperatura ossia a 71° C per 48 ore seguite da 30 minuti a 93 ° C. Una volta ultimato questo test, ne fu programmato un altro ma stavolta a bassa temperatura. Nello specifico i tre modelli finalisti vennero sottoposti a -18 ° C. A questo ennesimo test ne fece seguito un altro non meno importante. La NASA infatti decise di creare un mix pressione-temperatura e che prevedeva 15 cicli di riscaldamento a 71° C per 45 minuti, seguiti da un raffreddamento a -18 ° C per 45 minuti a 10-6 atm.
Gli altri test NASA sull’Omega Speedmaster
Una volta che la NASA completò il primo ciclo di test, si rese subito conto che solo l’Omega Speedmaster li aveva superati tutti e a pieni voti, per cui i tecnici decisero di andare oltre e sottoporre l’orologio ad altre condizioni estreme che di seguito ci apprestiamo ad elencare:
- Umidità relativa: l’orologio Omega Speedmaster fu esposto per 240 ore a temperature comprese tra 20° e 71° C con un’umidità relativa di almeno il 95%.
- Prova di atmosfera e di shock: l’Omega Speedmaster nel primo caso fu sottoposto per 48 ore ad una pressione di 0,35 atm, mentre nel secondo ci furono ben sei sollecitazioni da 40 G ciascuno della durata di 11 millisecondi e in sei direzioni diverse.
- Accelerazione: in previsione del fatto che l’Omega Speedmaster doveva diventare il primo (e unico) orologio sulla, i tecnici della NASA lo sottoposero a test di accelerazione da 1 G a 7,25 G entro 333 secondi, lungo un asse parallelo a quello longitudinale del veicolo spaziale.
- Decompressione: l’Omega Speedmaster venne sottoposto a decompressione per 90 minuti (sotto vuoto) a 10-6 atm e ad una temperatura di 71° C e 30 minuti a 93° C.
- Alta pressione e vibrazione: l’Omega Speedmaster fu sollecitato fino a 1,6 atm per un periodo di un’ora e a 3 cicli di vibrazioni di 30 minuti e che variavano da 5 a 2000 Hz.
Il 1° marzo 1965, i risultati dei test furono finalmente completati e l’Omega Speedmaster ne uscì nettamente vincitore. A seguito di ciò, James Ragan l’ingegnere della NASA responsabile dei test riferì dell’importanza dello Speedmaster dicendo che l’orologio era una sorta di strumento backup; infatti, se gli astronauti perdevano la capacità di parlare a terra oppure i loro timer digitali sulla superficie lunare non funzionavano, l’unica cosa su cui dovevano fare affidamento era l’orologio Omega che avevano al polso poiché era davvero sensazionale sotto ogni punto di vista.
Da quel giorno nasce il mito dell’ Omega Speedmaster che ancora oggi lascia senza parole chi ne ammira le foto o opta per l’acquisto del nuovo modello, e con la consapevolezza che nessun altro gli ha tolto il primato di essere stato il primo e unico orologio meccanico sulla luna.